-::Gharlic Heimli::-
recensione

Cave Story

Un omino piccolo piccolo si risveglia sul fondo di un antro umido e oscuro, sperduto su quello che appare come un mondo alieno. Non sappiamo niente di lui, non il nome, né la ragione per la quale si trovi lì. Non conosciamo neppure la storia che si cela dietro alcune piccole creature autoctone simili a cagnolini che paiono essere molto preoccupate da una qualche minaccia incombente sul futuro della loro stessa specie. L'unico modo per saperne di più è gettarsi a spron battuto nell'avventura offertaci da Cave Story.

Avete presente il Nintendo Entertainment System? Domanda retorica, ovviamente. Come dimenticare, o ignorare, una delle console più amate di tutti i tempi? E poi che giochi: da Super Mario Bros. a Mega Man, da Legend Of Zelda a Final Fantasy, da Castlevania a Metroid. Ecco, proprio Castlevania e Metroid paiono essere le cifre stilistiche alla base di questo Cave Story, più correttamente quel curioso amalgama correntemente denominato metroidvania che vede la luce con Castlevania 2: Simon's Quest nel 1988 e che stupisce con Castlevania Symphony Of The Night qualche anno dopo.

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Cave Story 2

Cave Story, rilasciato nel 2004 dopo cinque anni di sviluppo, è un videogioco a piattaforme del tipo “salta e spara” — come Mega Man — che propone un mondo di gioco esplorabile senza le limitazioni di un gameplay lineare — come Metroid o Kid Icarus — condito di finali molteplici e svariate missioni opzionali — come i Castlevania post Symphony Of The Night.

Corredato di una veste grafica di tutto punto, colorata e naif, completamente realizzata in pixel art e che ricorda molto alcuni titoli usciti su Sega Master System, più che su NES, abbiamo tutto l'occorrente per confezionare un platform tipico del decennio con i capelli cotonati e i Duran Duran, tra piattaforme elevate, ascensori, baratri irti di spuntoni, passaggi segreti, teletrasporto, jet-pack, vaste aree completamente allagate, pozze ribollenti lava incandescente, blocchi di roccia stritolanti (come i Twomps di Super Mario), ecc. A voler essere puntigliosi mancherebbero solo le piattaforme rese sdrucciolevoli dal ghiaccio e i bilancieri che cedono sotto il peso proprio di chi vi ci piomba sopra.

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Innervato da una trama di tutto rispetto, tendente ora al drammatico ora all'epico, Cave Story ci propone innanzitutto un gameplay eccellente composto, al di là delle tipiche sfide legate ai salti da una piattaforma all'altra, da uno stuolo di nemici via via più temibili, tutti in qualche modo caratterizzati in maniera fortemente classica, sia nei movimenti, che negli attacchi; un armamentario eterogeneo quanto tipico tra pistole laser, mitragliatrici, lanciarazzi, lanciafiamme, ecc., nonché armi bizzarre in pieno stile demenzial-nipponico come lo sparabolle, tutte da potenziare coi non sempre generosi lasciti dei nemici uccisi. Le armi possono essere portate ad un livello massimo di tre punti, che tende a calare, con l'energia vitale del protagonista, se colpiti o danneggiati; interi livelli sono poi basati sul fatto di essere più o meno agevoli in funzione dell'arsenale col quale sono affrontati, poiché le singole armi non solo son dotate di vari livelli di potenza d'attacco, ma pure di particolari proprietà (la mitragliatrice funziona come un jet-pack se al livello massimo) e spesso in virtù di una certa combinazione di armi si possono ottenere potenziamenti e altri oggetti utili dai vari personaggi del gioco.

Con lo stesso stile che caratterizza la stragrande maggioranza dei videogiochi con elementi RPG di provenienza giapponese, durante l'avventura sarà possibile incontrare un certo numero di personaggi. Alcuni sono essenziali nell'economia narrativa proposta, altri fungono più che altro da contorno o vengono sfruttati per qualche semplice quest (ad esempio il ritrovamento di oggetti smarriti). Con molti di questi personaggi è possibile dialogare e spesso è l'unico modo per far progredire la narrazione, per avanzare nel gioco e per venire a conoscenza di retroscena: dalla storia dell'isola galleggiante ambientazione di Cave Story, fino al nome del protagonista e il suo passato. Un assortimento contenuto ma ben distribuito, con personaggi che via via ricorrono e creano quell'ambiente familiare che è spesso l'ingrediente fondamentalmente per un po' di melodramma, tipico, anche questo, di molti videogiochi nipponici di anni fa (si pensi al sacrificio di qualche personaggio che s'immola alla causa). Inoltre, come ogni buon metroidvania che si rispetti, a seconda del finale che vorremo ottenere, si potranno precludere intere aree di gioco, nonché parti consistenti della trama; alcuni livelli saranno più o meno difficoltosi a seconda delle scelte operate durante il gioco, mentre altri saranno inaccessibili.

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E infine, cos'è che avevano in comune i vari Castlevania e Mega Man? Una colonna sonora formidabile, certamente. In Cave Story potremo ascoltarne una composta di quasi una cinquantina di motivi differenti che vanno a sostenere l'azione di gioco in modo ora scanzonato ora solenne. Melodie orecchiabili e movimentate, molto influenzate dal piglio metal alla Mega Man, che non disdegnano virate improvvise in ballate dal tono più serioso fino ai toni minacciosi durante gli scontro coi boss o nell'ultima parte del gioco. Una colonna sonora di una varietà e di una qualità che non ha niente da invidiare ai vari classici del passato che, proprio per questo motivo, non scimmiotta, come spesso accade, ma anzi omaggia con una personalità monolitica propria e definita.

È dunque chiaro, oramai, che parliamo di un sentito tributo all'era degli 8 bit, alla pixel art, al chiptune; che parliamo di un gioco che sembra catapultarci indietro nel tempo di vent'anni. Ora, mai come in questi anni di idee riciclate e immaginazione assonnata, il patrimonio delle console del passato è tornato a ripresentarsi in mille salse differenti (ma essenzialmente similari), sia che passi dalle mani di sviluppatori professionali, sia che si tratti di un sentito omaggio alla sua memoria realizzato da amatori. Sì, perché ancora non abbiamo detto che tutto questo splendore è opera di un solo autore, Daisuke “Pixel” Amaya, che ha curato ogni aspetto di Cave Story, dalla grafica alle musiche, dalla storia alla progettazione dei livelli, e che è totalmente gratuito. Si è pensato di dirlo solo in calce per evitare il rischio di generare nel lettore la reazione istintiva che porta a sminuire un gioco solo a causa della sua distribuzione libera. Più volte eletto come il gioco freeware migliore di tutti i tempi, è riuscito come pochi ad attirare anche lo sguardo della critica e, dalla sua uscita, il successo gli ha permesso di giungere su qualsiasi console esistente.

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Noi ci permettiamo di consigliare, però, l'acquisto dell'edizione commerciale Cave Story + (presente nel catalogo Steam), che presenta grafica ritoccata in alta risoluzione e colonna sonora rimasterizzata. Francamente quest'ultima perde moltissimo rispetto all'originale che, comunque, è possibile riabilitare assieme alla grafica nel pannello delle opzioni. Ma si tratta di premiare un autore, più che altro.